Due aspetti che mi hanno
particolarmente interessato durante la mia job-shadowing presso
l’organizzazione tedesca Diakonie Bremen nell'ambito del progetto Going
International, cofinanziato dal programma europeo Erasmus+, riguardano la
formazione dei volontari e l’impiego dell’easy language quale strumento per il
superamento di alcune barriere alla comunicazione.
Il volontariato rappresenta un
elemento basilare delle attività svolte dall'Associazione Uniamoci Onlus ed un valido
contributo per garantire la continuità delle attività da essa promosse e
realizzate a favore dell’inclusione sociale delle persone con disabilità. Il
volontario è una persona che, in modo spontaneo, si rende disponibile al
servizio gratuito e disinteressato alle persone o ad una comunità dedicando
tempo, professionalità e passione. Un’ampia revisione di 40 ricerche,
pubblicata sulla rivista BMC Public Health dimostra che occuparsi degli altri e
spendersi in attività benefiche non è vantaggioso solo per chi riceve le nostre
attenzioni, ma anche per la nostra salute: il volontariato infatti aumenta il
benessere generale, allontana il rischio di depressione, ci rende più
soddisfatti di noi stessi e addirittura potrebbe allungare la vita1.
Al fine di rendere più efficace il contributo dei volontari ma anche al fine di
uniformarlo alla mission dell’organizzazione cui afferiscono e di facilitare la
creazione di una rete supportava e di relazioni personali tra i volontari
stessi, potrebbe essere utile prevedere degli incontri periodici di formazione
dei volontari. L’organizzazione Diakonie Bremen vanta il contributo annuale di
circa 130 giovani volontari, tali grandi cifre fanno si che la loro formazione
sia non solo utile ma addirittura indispensabile. L’elemento forse più
interessante del tipo di formazione fornita riguarda l’utilizzo di tecniche di
apprendimento non formali, mediate dall'uso di presentazioni, ma anche giochi
di ruolo e discussioni di gruppo che non riguardano solo le tematiche
specifiche dell’area in cui il volontario verrà impiegato ma anche più in
generale, su altre tematiche sociali. L’incontro con il trainer che ha gestito
alcuni incontri di formazione mi ha consentito di raccogliere alcuni strumenti
che potranno essere impiegati in future attività dell’Associazione Uniamoci
Onlus.
Per quanto
riguarda invece l’easy language, si tratta di un linguaggio semplificato che
possa essere facilmente comprensibile per persone con deficit cognitivi ma
anche per persone di diversa provenienza culturale: il linguaggio comunemente
utilizzato da giornali, siti web, ma anche durante conferenze etc. è spesso
complicato e pieno di termini tecnici difficilmente comprensibili, che dunque possono
rappresentare una barriera alla comunicazione. In Germania la creazione e
traduzione di testi in easy language sta iniziando a diffondersi ampiamente ed
è sempre più richiesta anche durante convegni e seminari: a Brema vengono
prodotti in easy language anche i pieghevoli con le informazioni turistiche.
In Italia non è facile trovare esempi di applicazione di tale
linguaggio, le principali informazioni rinvenibili sul web sono relative ad un
progetto europeo realizzato da Anfass insieme ad Inclusion Europe. Il
linguaggio semplificato o facile da leggere è un importante strumento di
inclusione che l’Associazione Uniamoci Onlus si propone di diffondere a livello
nazionale con progetti ed attività locali e transnazionali, nei prossimi anni.
Eleonora Di Liberto
1http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/14_gennaio_07/volontariato-fa-bene-salute-potrebbe-addirittura-allungare-vita-3972a3fc-77a7-11e3-823d-1c8d3dcfa3d8.shtml
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